nyckelharpa
viola d'amore a chiavi
Cenni di storia e iconografia
"Nyckelharpa" è una parola di origine svedese composta di due parti: "nyckel" che significa "chiave"o "tasto" e "harpa" la cui traduzione è più complessa, ma che in Svezia sta ad indicare diversi strumenti cordofoni. In italiano lo stesso strumento si chiama "viola a chiavi" (oppure "viola d'amore a chiavi, per le corde di risonanza) e in tedesco "schlüsselfiddel".
La viola a chiavi è per l'appunto un cordofono ad arco di origini molto antiche, parte dell'eredità dell'Europa medievale, imparentato probabilmente sia con la viella, che con la ghironda e diffuso in Italia a partire dal XIV secolo fino alla metà del XVI, ma sopravvissuto negli ultimi 3 secoli soltanto nella regione svedese delle Uppland, in Svezia.
Per una cronologia storica dettagliata con riferimenti iconografici e testuali rimando a un estratto dall'e-book di Cadence, 2012: "La Nyckelharpa e la sua storia"di Per-Ulf Allmo.
La rappresentazione più antica di questo strumento è un fregio facente parte di un bassorilievo del 1350, che si trova nella chiesa di Källunge, cittadina della provincia del Gotland, che in epoca medievale, dopo le incursioni vichinghe era diventata uno dei centri commerciali più importanti del Baltico.
La rappresentazione italiana più antica invece è il noto affresco di Taddeo Di Bartolo (1408), nella cappella del Palazzo Pubblico di Siena, dove un angelo suona uno strumento molto simile a quello dei musicisti di Källunge, con quattro corde di melodia e senza corde di risonanza.